RENZI VALERIO
Valerio Renzi, nasce a Torricella Sabina (RI) il 27.6.1938.
Arruolatosi nell’Arma a ventun’anni frequenta quasi subito il corso sottufficiali e poi non verrà più assegnato nella sua regione di origine; presta servizio a lungo in Alto Adige in un periodo estremamente delicato a causa delle tensioni etniche che sfociavano spesso in attentati.
Lì conosce Anna, che diventerà sua moglie e gli darà due figli, Alessandro e Gianluca.
Trasferito in Lombardia lavora ad Abbiategrasso, poi nel Gruppo Polizia Giudiziaria di Lodi, finchè nel 1975 con il grado di Maresciallo viene assegnato al comando della stazione di Lissone.
Siamo nel pieno degli anni di piombo e Lissone si trova in una zona divenuta terreno fertile di organizzazioni malavitose colluse con gruppi mafiosi; sono numerosi gli episodi di rapina, furto, ma soprattutto sequestro di persona ed estorsione.
La mole di lavoro che aspetta il Maresciallo Renzi è notevole. Egli procede immediatamente a una riorganizzazione della stazione, dotandola di nuovi impianti di sicurezza e adeguandone la struttura alle nuove necessità operative imposte da quel periodo difficile.
Il suo impegno non conosce pause: lui non lo chiamerà mai lavoro. In pochi anni il territorio di Lissone muta volto, subisce una vera e propria bonifica.
La mattina del 16 luglio 1982 un commando di Brigatisti assalta l’ufficio postale di Lissone per una rapina. Il Maresciallo, che si sta recando all’Ufficio Postale sull’auto di ordinanza per il consueto ritiro della corrispondenza, cade in un agguato ed è vittima di un fuoco incrociato che non gli lascia scampo.
La stessa notte un comunicato delle BR a varie testate giornalistiche recita:
”…BRIGATE ROSSE, colonna Walter Alasia, rivendichiamo l'esecuzione del Maresciallo Renzi nel corso di un'operazione di esproprio proletario.”
Le successive indagini riveleranno che si trattò di un vero agguato pianificato: anche il Maresciallo Renzi infatti si trovava alle dipendenze, sebbene indirette, del nucleo anti-terrorismo fondato dal Generale Dalla Chiesa.
La moglie di Valerio, i suoi figli e i Carabinieri che lavorarono al suo fianco ricordano bene la sua fede e la sua dedizione per l’Arma, e soprattutto quanto il suo modo di lavorare rispecchiasse il suo amore per la famiglia. Valerio era un uomo che credeva nella grande famiglia dell’Arma, e questo faceva di lui un Comandante che non metteva barriere tra la sua abitazione e la caserma, e che aveva creato tra i suoi uomini un clima di coesione e di fiducia mai sperimentati prima.
Grazie alla sua presenza continua e alla sua cortese fermezza, si era guadagnato presto il rispetto e la stima della cittadinanza, che vi aveva trovato un riferimento sicuro e non esitava a rivolgersi a lui per ogni necessità di aiuto. E’ proprio quest’ultimo aspetto a costituire il fulcro e il fine ultimo del suo impegno, e la sua grande vittoria che sopravvive al suo sacrificio.