CALABRESI LUIGI
Luigi Calabresi, (Roma, 14 novembre 1937 – Milano, 17 maggio 1972) è stato un poliziotto italiano, funzionario di polizia, avendo assunto alla Questura di Milano gli incarichi prima di commissario capo e poi di vice capo dell'Ufficio politico.
Di famiglia romana medio-borghese, frequentò il liceo classico presso l'Istituto San Leone Magno e si laureò nel 1964 all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" in giurisprudenza con una tesi sulla mafia siciliana. Da giovane entrò nel movimento cristiano Oasi, fondato dal padre gesuita Virginio Rotondi.
L'anno seguente, nel 1965, vinse il concorso per vicecommissario di pubblica sicurezza e quindi frequentò il corso di formazione nell'Istituto superiore di polizia, allora all'EUR, per prendere poi servizio a Milano.
Scrisse saltuariamente per il quotidiano socialdemocratico Giustizia e nel 1968, con uno pseudonimo, sul quotidiano romano Momento Sera.
A Milano fu inserito nell'ufficio politico della Questura e incaricato di sorvegliare e indagare gli ambienti della sinistra extraparlamentare: tra questi, indagò in particolare i gruppi maoisti e quelli anarchici, con cui instaurò una buona dialettica.
Nel 1967 ottenne dalla Questura di Como, su richiesta degli anarchici, il permesso per un campeggio anarchico a Colico, e durante questi contatti conobbe Giuseppe Pinelli.
Nella notte del 16 novembre 1967 guidò le forze della polizia nello sgombero dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, occupata da poche ore dagli studenti guidati da Mario Capanna: questa occupazione fu il primo atto di lotta studentesca che iniziò la stagione della contestazione nota a Milano come Sessantotto.
Nel 1968 diventò commissario capo, trovandosi anche a dirigere le cariche dei reparti della polizia durante gli scontri per il mantenimento dell'ordine pubblico nel corso di manifestazioni di protesta per le vie milanesi; la sua carriera proseguirà fino alla carica di vice-capo dell'Ufficio politico della Questura di Milano.
Il 25 aprile 1969 fu incaricato delle indagini relative agli attentati con bombe avvenuti nel padiglione della FIAT alla Fiera Campionaria e alla stazione centrale.
Il 12 dicembre 1969 scoppiano cinque bombe di cui una posta nella filiale della Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana, a Milano, che provoca la morte di 17 persone e il ferimento di altre 88. Calabresi, che aveva già in corso inchieste su attentati da bombe, viene incaricato delle indagini sul caso.
Proprio nelle indagini sulla bomba a piazza Fontana, Calabresi divenne noto all'opinione pubblica, in seguito al tragico evento accaduto nel corso delle prime indagini sulla strage: l'anarchico Giuseppe Pinelli, già noto a Calabresi per via di indagini precedenti nell'ambiente degli anarchici, convocato nelle prime ore seguenti all'attentato insieme ad altri 84 sospettati, tenuto illegalmente in stato di fermo da più di due giorni per essere interrogato riguardo al suo alibi, precipitò alle 23:57 del 15 dicembre dalla finestra dell'ufficio del commissario, al quarto piano, dell'edificio della Questura di Milano.
Mentre gli inquirenti sostennero la tesi del suicidio, le formazioni extraparlamentari di sinistra e gli esponenti giornalistici di sinistra accusarono le forze dell'ordine di aver ucciso Pinelli gettandolo dalla finestra durante l'interrogatorio. A questa tesi, poi smentita da due istruttorie della magistratura, si aggiunse Calabresi come capro espiatorio: anche se le successive inchieste dimostrarono che non era presente nella stanza dell'interrogatorio al momento della caduta, divenne il bersaglio di una martellante campagna di denuncia, sia da parte di intellettuali di sinistra che da parte di gruppi più estremisti.
L'inchiesta conclusiva della magistratura sulla morte di Pinelli fu poi condotta dal giudice istruttore Gerardo D'Ambrosio: l'istruttoria terminò il 27 ottobre 1975 con una sentenza assolutoria per Calabresi, scagionando completamente la polizia, giungendo alla conclusione che la caduta avvenne per «l'improvvisa alterazione del centro di equilibrio», classificando la morte come «accidentale», escludendo sia il suicidio che l'omicidio, e accertando peraltro che Calabresi non si trovava neppure nella stanza al momento del fatto.
Il 17 maggio 1972 alle ore 9:15 il commissario di polizia Luigi Calabresi fu assassinato a Milano in via Francesco Cherubini, angolo via Mario Pagano, di fronte al civico nº 6, vicino alla sua abitazione, mentre si avviava alla sua auto per andare in ufficio, da un commando composto da almeno due sicari che gli spararono alle spalle. Aveva 34 anni. Lasciò la moglie Gemma Capra, incinta, e due figli: Mario, che diventerà noto giornalista e scrittore, e che ha raccontato la storia della sua famiglia nel libro Spingendo la notte più in là, e Paolo. Il terzo figlio, Luigi, nascerà pochi mesi dopo la sua morte.
Nel Maggio 2004 è stata a lui conferita la Medaglia d’oro al Merito Civile.
FONTE: www.wikipedia.it